CINA: UNA TASK FORCE DEL GOVERNO USA PER ‘’AIUTARE’’ GOOGLE, YAHOO! E MICROSOFT



Lo ha annunciato il Dipartimento di Stato Usa in occasione dell’ audizione al Congresso dei dirigenti delle società tecnologiche – La task force farà pressioni sui governi dei paesi stranieri ove dovessero sorgere difficoltà nell’ azione delle corporation, che hanno salutato con molto favore la decisione.


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Il dipartimento di Stato Usa ha annunciato la costituzione di una task force speciale col compito di ”aiutare” Microsoft, Yahoo!, Google, e gli altri colossi dell’ informatica americani a ‘’proteggere la liberta’ d’espressione’’ in paesi come la Cina.

L’ annuncio – sottovalutato o del tutto taciuto dalla stampa italiana – è venuto in occasione dell’ audizione al Congresso dei dirigenti delle grandi società tecnologiche americane.

Il governo cercherà quindi di scaricare su di sé e trasferire a livello di rapporti ufficiali le difficoltà di movimento dei colossi informatici in paesi complessi come la Cina. E’ stato infatti spiegato che la task force farà pressioni sui governi dei paesi stranieri ove dovessero sorgere delle difficoltà nell’ azione delle corporation.

Queste ultime hanno accolto con favore la decisione del Dipartimento di Stato. ”L’approccio del rapporto a livello di governi è quello che volevamo”, ha detto una portavoce di Yahoo, Mary Osako. Le società ritengono che l’intervento del Dipartimento di Stato farà calare la pressione su loro e non le costringerà a prendere scelte da sole.

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Intanto viene valutato come un segnale molto interessante la lettera con cui un gruppo di anziani ex-dirigenti del Partito Comunista Cinese, di cui fa parte un ex-segretario del presidente Mao Zedong, ha chiesto di riaprire un settimanale che è stato chiuso d’ autorità lo scorso gennaio per aver pubblicato articoli non ortodossi.

Si tratta di ”Punto di congelamento”, il supplemento settimanale del Quotidiano della Gioventu’ di Pechino, che sarebbe stato messo a tacere, secondo i suoi redattori, per aver affrontato alcuni temi tabù, come le ”bugie nazionaliste” contenute in alcuni libri di testo scolastici.

In una lettera aperta inviata alla dirigenza comunista, gli ”anziani” chiedono che il Dipartimento di propaganda – che ha ordinato la chiusura del settimanale – scriva un’ autocritica,che sia ripresa la pubblicazione del settimanale e che venga varata una nuova legge sulla stampa che garantisca la liberta’
d’ espressione. Tra i firmatari compaiono l’ ex-segretario e biografo di Mao Li Rui, l’ ex-direttore del Quotidiano del Popolo Hu Jiwei, l’ ex-direttore del Dipartimento di propaganda Zhu Houze e l’ ex-direttore dell’ agenzia ufficiale Nuova Cina Li Pu.

”La storia dimostra che solo un sistema totalitario ha bisogno della censura, nell’ illusione di poter tenere il
pubblico nell’ ignoranza”, si legge nella lettera. I firmatari dell’ appello – che in maggioranza hanno ricoperto importanti cariche sotto i segretari del Partito riformisti Zhao Ziyang e Hu Yaobang – aggiungono che ‘’deprivare i cittadini della liberta’ di espressione… significa piantare i semi del disastro per la transizione politica e sociale”.

In una conversazione telefonica, Li Datong ha lodato ”il coraggio dimostrato dagli anziani” e ha aggiunto che anche i giornalisti del settimanale hanno presentato un reclamo attraverso le normali vie burocratiche previste dal regolamento del Partito.

Il Quotidiano della Gioventu’ di Pechino – uno dei giornali piu’ diffusi del paese – appartiene alla Lega della Gioventu’ Comunista, la base di potere dell’ attuale presidente e segretario generale del Partito, Hu Jintao.
Li ha detto che diffondera’ il contenuto del reclamo solo se questo verra’ rifiutato dalle strutture del Partito. ”Sia io che gli altri giornalisti ora siamo qui nel nostro ufficio e non abbiamo nulla da fare se non rispondere alle telefonate di solidarieta’ dei lettori, ne abbiamo ricevute centinaia”, ha proseguito.

La chiusura di ”Punto di congelamento” e’ stata ordinata il 24 gennaio dal Dipartimento di propaganda e viene dopo una serie di misure punitive contro i giornalisti meno ortodossi come i direttori di Notizie di Pechino, del Quotidiano Metropolitano del Sud e del Tempo dell’ Interesse Pubblico, che sono stati licenziati tra dicembre e gennaio. Allo stesso tempo, le autorita’ hanno preso nuove misure per limitare il flusso d’informazioni su Internet.