’’ALTRO CHE DECLINO, I GIORNALI SONO ANCORA I MEZZI DI INFORMAZIONE PIU’ IMPORTANTI’’

Gary Pruitt


Un articolo sul Wall Street Journal di Gary Pruitt, presidente del gruppo Mac Clatchy – ‘’La circolazione dei giornali è andata diminuendo dell’1% di anno in anno dal 1990 al 2002. Il numero degli inserzionisti e il numero dei lettori è in costante calo, il volume degli spazi pubblicitari è diminuito del 4%, ma nessuna realtà nell’ambito dei mass media è stata così competitiva sui mercati locali quanto i giornali – Google ed altri motori di ricerca rappresentano una forte forma di concorrenza, ma rispetto alle varie realtà con cui veniamo a confrontarci, i giornali possiedono, comunque, il più grande numero di giornalisti, di venditori di spazi pubblicitari, la più grande quantità di fruitori e la maggioranza degli azionisti – E, aggiunge Pruitt, spostando l’interesse dai “lettori” al concetto più generale di “pubblico”, il giornale si sta trasformando in una realtà multiforme e multimediale e la cosa funziona’’.

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di Gary Pruitt
(presidente del gruppo editoriale Mc Clatchy, che ai primi di marzo ha rilevato la Knight- Ridder*)



(l’ articolo originale è qui) .

L’anno scorso il mondo ha celebrato il quattrocentesimo anniversario della nascita del giornale a stampa. E quelli di noi che lavorano nel settore hanno visto la celebrazione anche come il 399/o anniversario della prima previsione della propria morte. Dal punto di vista di uno il cui gruppo ha appena staccato un assegno da 6,5 milioni di dollari per triplicare la propria holding editoriale, io mi permetto di dissentire.

Per molte persone, i fiumi di inchiostro impressi sulle pagine dei giornali sembrano ormai fuori moda e destinati a scomparire in breve. Questa convinzione generale è ormai così dilagante che è diventato possibile acquisire il Knight-Ridder, il secondo gruppo editoriale della nazione, per un prezzo che fino a pochi anni fa sarebbe sembrato un affare inimmaginabile. Anche se una simile considerazione può sembrare tutta a vantaggio della nostra compagnia – dopotutto noi siamo i compratori -, devo ammettere invece che è tutta sbagliata.

Il fatto è che i giornali sono ancora tra i più importanti mezzi di informazione, anzi il più importante.

Anche i più scettici tra gli analisti del mercato della carta stampata non possono fare a meno di ammettere che le compagnie hanno ancora fatturati molto alti. La loro critica sta nel fatto che la carta stampata sta perdendo lettori in maniera velocissima. Ma è poi vero che stiamo precipitando così velocemente? La risposta è No. Certamente siamo stati spettatori di una graduale diminuzione delle vendite nel corso degli ultimi 40-50 anni . Più recentemente la circolazione dei giornali è andata diminuendo dell’1% di anno in anno dal 1990 al 2002. Certamente come il numero degli inserzionisti così anche il numero dei lettori è in costante calo. Nello stesso tempo anche il volume degli spazi pubblicitari all’interno dei giornali è diminuito del 4%, secondo una stima della Newspaper Association of America.

Tuttavia è anche vero che nessuna realtà nell’ambito dei mass media è stata così competitiva sui mercati locali quanto i giornali. Altri mezzi di informazione proliferano – vi sono sempre più canali televisivi, stazioni radio, siti web – ma il numero dei quotidiani si mantiene invariabilmente molto alto. Mentre noi raramente ci confrontiamo con rivali diretti, i nostri avversari si devono scontrare con molti altri avversari. Quando gli Steelers hanno battuto i Seahawks durante il Superbowl XL lo scorso mese, 90,7 milioni di spettatori hanno acceso la televisione, è stato il giorno migliore di quest’anno per la televisione. Ma quella stessa domenica, o in una qualsiasi domenica del 2004-2005, circa 24 milioni di persone hanno letto il giornale. Guardiamola in questo modo : abbiamo vinto la “Super Domenica” lo scorso 9 dicembre.

I sondaggi mostrano che il 54% degli adulti legge un quotidiano tutti i giorni. In media la domenica la percentuale dei lettori raggiunge il 60%. Persino tra i giovani, ritenuti generalmente distanti dai quotidiani, le percentuali danno il 39% dei lettori durante la settimana e il 40% dei lettori la domenica. Ma cosa ne sarà del futuro? Può forse sembrare assurdo ma è comunque vero che una compagnia fondata prima dell’avvento della luce elettrica continui ad essere leader dei mezzi di informazione nell’era dei blog, dell’informazione via ipod, e sms, e questo è un dato assolutamente reale.

Sicuramente Google ed altri motori di ricerca rappresentano una forte forma di concorrenza, ma rispetto alle varie realtà con cui veniamo a confrontarci, i giornali possiedono, comunque, il più grande numero di giornalisti, di venditori di spazi pubblicitari, la più grande quantità di fruitori e la maggioranza degli azionisti.

Anche la nascita dei siti web dei vari giornali dimostra il fatto che la gente è sempre più interessata ai vari prodotti offerti dalla carta stampata, questo non è certo il profilo di un’azienda in declino. D’altra parte è innegabile che i nostri prodotti sono cambiati nel corso del tempo e si sono adattati alla nuova realtà multimediale. Dunque, accanto al quotidiano trovano spazio il sito web, pubblicazioni in lingue straniere ed altre iniziative di marketing.

Spostando l’interesse dai “lettori” al concetto più generale di “pubblico” il giornale si sta trasformando in una realtà multiforme e multimediale e la cosa funziona.

La sfida per i mezzi di informazione e per i giornalisti è la sfida nei confronti della società. L’auto- governo si basa sul costante dialogo civile, che dipende dal fatto che tutte le persone condividano un vocabolario comune. Senza poter condividere la consapevolezza di quali siano i problemi non c’è la speranza di poterli risolvere in qualche modo. E’ proprio su questo terreno che si muove il giornalismo, un luogo di mezzo dove tutti si trovano d’accordo sui fatti e i problemi anche se differisce il modo in cui si pensa di poterli risolvere. E’ questo il luogo dove risiede la responsabilità dei proprietari dei giornali. Noi siamo al centro, intorno a noi gravitano tutti coloro che hanno le posizioni più diverse, anche le più radicali, dato che la democrazia deve dare voce anche a queste.

Servendoci del digitale, nell’era interattiva poi possiamo dare un informazione più trasparente, aperta a più voci ed a più punti di vista. E’ chiaro che per fare ciò dobbiamo cambiare, ma il cambiamento fa parte del nostro patrimonio genetico. In oltre 400 anni di esistenza in cui siamo costantemente cambiati, noi, i sopravvissuti, ci stiamo evolvendo e stiamo cercando nuovi strumenti per essere sempre al pari con il progresso, tuttavia sentiamo continuamente voci sul nostro impellente decadimento.

Uno dei miei cartoni animati preferiti mostra un personaggio che spiega: ”ho previsto per 30 anni il declino dei giornali, se cambiassi rotta adesso perderei di credibilità”.

(traduzione di Silvia Rea)

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*Completata la fusione, la McClatchy, che ha sede a Sacramento (California) avrà in portafoglio 32 quotidiani, per 3,2 milioni di copie vendute, oltre a 50 riviste e potrà contare su risparmi sui costi stimati in 60 milioni già dal primo anno. Si tratta di numeri Numeri che valgono la seconda posizione nel comparto alle spalle del gruppo Gannett, che controlla 91 quotidiani e un totale di 7,3 milioni di copie. McClatchy, che prima di Knight Ridder detevena poco più di 10 testate, mette a segno un nuovo colpo dopo quello di nove anni fa con l’acquisto per 1,4 miliardi di Cowles Media.

La cessione, per altro verso, sottolinea la crisi vissuta dall’editoria Usa, dove la carta stampata perde continuamente terreno a favore delle versioni online, e chiude la carriera di Tony Ridder come numero uno del gruppo. Sotto la sua gestione, nonostante gli sforzi per contenere i costi, Knight Ridder ha ceduto progressivamente quote di mercato e valore tanto da spingere i principali azionisti, guidati da Bruce Sherman con il 18%, a mettere sul mercato la conglomerata editoriale.