LA TV COMMERCIALE RENDE PIU’ INFORMATI (ALMENO IN SVEZIA)

Uno studio di due ricercatori del Centre for economic policy research

La televisione commerciale attrae i telespettatori meno informati e li rende più informati, diminuendo il grado di disuguaglianza informativo. Almeno questo è accaduto in Svezia.

E’ la scoperta a cui ha portato una ricerca condotta per il Cepr (Centre for economic policy research) da Andrea Prat, ricercatore italiano della London school of economics, e David Stromberg, dell’ Università di Stoccolma, su un campione di elettori svedesi.

Nel saggio ‘’Commercial television and voter information’’, pubblicato dal Cepr e consultabile qui, Prat e Stromberg ammettono che ‘’non è chiaro quale meccanismo produca il fenomeno osservato’’.

‘’Un’ipotesi – aggiungono – è che lo stile e il contenuto dell’informazione pubblica non fossero di gradimento a un certo segmento della popolazione. TV4 (la tv commerciale svedese, ndr) avrebbe quindi individuato tale nicchia di pubblico e prodotto programmi di informazione più adatti ai suoi gusti, rendendoli dunque più informati e più interessati alla politica’’.

La ricerca ha scoperto anche che ‘’le preoccupazioni per un eventuale diminuzione del pluralismo informativo non sono fondate. I timori riguardavano soprattutto l’ipotesi che alcuni gruppi sociali potessero essere ulteriormente impoveriti dall’ arrivo della tv commerciale: poveri, poco informati, bambini ed anziani. Per prima cosa- osservano i due ricercatori – stimiamo che i poveri non ci abbiano rimesso in alcun modo, o comunque riteniamo che siano svantaggiati all’interno di entrambe i sistemi (sia la televisione pubblica che quella privata) e che pertanto non siano loro quelli più coinvolti dal cambiamento. Non costituiscono infatti alcun target di riferimento per una tv commerciale, ma non lo sono nemmeno per la televisione pubblica. In secondo luogo riteniamo che i veri grandi vincitori dell’ avvento delle emittenti private siano coloro che in precedenza erano poco informati insieme ai giovani’’.

Prat e Stromberg sottolineano comunque ‘’che i risultati della ricerca provengono da un paese in cui l’emittenza sia pubblica che privata ha generalmente svolto un ruolo super partes. Sarebbe interessante disporre di dati relativi a un sistema televisivo più politicizzato’’.

I dati utilizzati nella ricerca risalgono a diversi anni fa e non erano mai stati utilizzati sotto questo profilo. ‘’Finora – spiega Prat – si è fatto poco lavoro empirico sul rapporto fra media e politica, praticamente nulla in Europa. Nessun aveva pensato di utilizzare quei dati’’.

(p. r.)

TELEVISIONE COMMERCIALE

E INFORMAZIONE DEGLI ELETTORI

di Andrea Prat e David Stromberg

Questa ricerca ha utilizzato un dataset di elettori svedesi per studiare quali siano gli effetti dell’introduzione della televisione commerciale sul livello di informazione dei cittadini.

La prima rete commerciale (TV4) fu introdotta in Svezia nel 1990. I dati della ricerca coprono circa tremila elettori svedesi, rappresentativi dell’intera popolazione adulta, i quali sono intervistati a due riprese, in corrispondenza delle elezioni nazionali del 1988 e 1991. Oltre a una serie di informazioni demografiche e socio-economiche, agli intervistati viene chiesto quali programmi di informazione televisiva guardino. Inoltre viene amministrato un questionario per capire il loro grado di informazione politica (con domande del tipo « Qual e’ il tasso di inflazione corrente? »)

La ricerca produce due risultati principali:

1) – Se si prende il livello di informazione nel 1988, sono gli spettatori meno informati quelli hanno una probabilità più alta di passare al privato (guardare i telegiornali della rete commerciale anziché quelli pubblici). Questo risultato vale anche dopo avere eliminato l’effetto delle caratteristiche personali degli intervistati (i giovani e le persone ad alto reddito tendono a passare al privato).

2) – Tra il 1988 e il 1991, il livello di informazione degli spettatori che passano al privato cresce in termini relativi di più di quello degli spettatori che restano al pubblico. Non è possibile dire se sia cambiato il livello generale di informazione perché le domande poste nel 1991 potrebbero essere più facili o difficili di quelle poste nel 1988. Tuttavia si può dire che il grado di disuguaglianza informativa è diminuito. Inoltre osserviamo che la probabilità di esercitare il diritto di voto cresce in termini relativi di più per gli spettatori che passano al privato.

In conclusione, l’esperienza svedese indica che la televisione commerciale attrae i telespettatori meno informati e li rende più informati. Non e’chiaro quale meccanismo produca il fenomeno osservato. Un’ipotesi e’ che lo stile e il contenuto dell’informazione pubblica non fossero di gradimento a un certo segmento della popolazione. TV4 avrebbe quindi individuato tale nicchia di pubblico e prodotto programmi di informazione più adatti ai suoi gusti, rendendoli dunque più informati e più interessati alla politica.

E’ importante sottolineare che i risultati della ricerca provengono da un paese in cui l’ emittenza sia pubblica che privata ha generalmente svolto un ruolo super partes. Sarebbe interessante disporre di dati relativi a un sistema televisivo più politicizzato.

CONCLUSIONI E RIFLESSIONI

In seguito alla nascita in Europa delle tv commerciali, si è sviluppato un acceso dibattito. Alcuni hanno temuto che le numerose trasmissioni di intrattenimento potessero schiacciare l’informazione e che, col tempo, si sarebbe perso anche il pluralismo dei punti di vista. Le conclusioni ottenute grazie al confronto tra alcuni dati di settore sembrano confermare l’ ipotesi secondo cui gli spettatori delle televisioni commerciali sono meno informati.

Il nostro lavoro affronta le questioni più importanti registrate all’interno di questo dibattito. Per prima cosa abbiamo costruito un modello per analizzare le scelte di programmazione delle televisioni pubbliche e di quelle private, per poi individuare dunque, in un secondo tempo, il target da loro definito in base all’organizzazioni dei palinsesti. Abbiamo così scoperto che le televisioni di stato si rivolgono in particolare a quegli spettatori per i quali l’informazione politica ha maggior peso, mentre il pubblico delle tv commerciali è ritenuto più interessante per il mercato pubblicitario ed infine gli spettatori poco informati vengono trascurati dal servizio pubblico. In teoria non si può nemmeno dire se il pubblico che ascolta i telegiornali delle televisioni commerciali rientri all’interno del target da loro stesse definito oppure se ne facciano parte anche strati di persone ben informate, che di solito non ne fanno parte.

Successivamente abbiamo analizzato alcuni gruppi di persone, prima e dopo la nascita della tv commerciale. Questo ci ha permesso di determinare le caratteristiche del pubblico delle news commerciali, prima che essi cominciassero a seguirle, e dunque di misurare addirittura l’impatto e le conseguenze della nascita e dello sviluppo dell’informazione televisiva nelle emittenti private. Abbiamo studiato in particolare il caso della Svezia, dove nel 1991 il canale commerciale TV4 ha cancellato il monopolio statale dell’etere. Si è inoltre scoperto che le notizie televisive trasmesse dalle emittenti private non attraggono quelli che possono essere definiti come “gli specialisti dell’informazione”, le persone cioè bene informate. Anzi, l’essere in precedenza delle persone ben informate determina quasi sempre un rifiuto per l’informazione trasmessa dalle televisioni commerciali. Infine lo studio ha permesso di rilevare che il pubblico giovanile è prevalente fra gli spettatori delle televisioni commerciali. Questo è stato da noi interpretato come una conseguenza del fatto che i giovani costituiscono una fondamentale porzione dell’audience di queste emittenti private proprio per il fatto che si tratta di un pubblico molto apprezzato anche da parte degli inserzionisti.

Per quanto riguarda il livello di informazione, è stato messo in evidenza che coloro che hanno cominciato a guardare le news delle televisioni commerciali hanno incrementato il loro livello di conoscenza delle vicende politiche in maniera più significativa rispetto a coloro che non lo hanno fatto. Questa crescita, determinata dalla scelta di seguire le notizie televisive delle emittenti private, è più alta fra il pubblico identificato come target di queste televisioni, cioè i giovani e coloro che in precedenza erano poco informati. Ciò avviene perché questo tipo di informazione offre contenuti interessanti per queste porzioni di pubblico. E, in risposta alle preoccupazioni esposte in precedenza, abbiamo scoperto che l’informazione può essere stata messa in secondo piano a causa delle trasmissioni di intrattenimento all’interno dei canali commerciali. Tuttavia le tv private hanno catturato porzioni di audience precedentemente ignorati dal mondo dell’informazione e nello stesso tempo hanno contribuito anche ad accrescere la conoscenza e la partecipazione politica degli elettori.

Abbiamo riscontrato anche che le preoccupazioni per un eventuale diminuzione del pluralismo informativo non sono fondate. I timori riguardavano soprattutto l’ipotesi che alcuni gruppi sociali potessero essere ulteriormente impoveriti dall’ arrivo della tv commerciale: poveri, poco informati, bambini ed anziani. Per prima cosa stimiamo che i poveri non ci abbiano rimesso in alcun modo, o comunque riteniamo che siano svantaggiati all’interno di entrambe i sistemi (sia la televisione pubblica che quella privata) e che pertanto non siano loro quelli più coinvolti dal cambiamento. Non costituiscono infatti alcun target di riferimento per una tv commerciale, ma non lo sono nemmeno per la televisione pubblica. In secondo luogo riteniamo che i veri grandi vincitori dell’ avvento delle emittenti private siano coloro che in precedenza erano poco informati insieme ai giovani.

Il limite evidente di questo nostro studio è che sia stato applicato solamente ad un certo paese e in un determinato periodo. Sarebbe stato di grande interesse scoprire cos’è successo in tutti gli altri paesi in cui è stato liberalizzato il mercato televisivo. In un certo senso, quello svedese è un caso estremo perché il servizio pubblico ha sempre mantenuto degli standard elevati di indipendenza giornalistica. Besley e Prat* hanno affermato che la rottura del monopolio statale dovrebbe avere un effetto ancora più positivo all’interno di quelle nazioni in cui il governo ha una influenza maggiore e diretta sul processo di produzione dell’ informazione giornalistica.

Un altro limite del nostro studio è che esso considera solo un aspetto degli effetti della commercializzazione delle produzioni televisive, quello relativo all’informazione degli elettori. Ulteriori ricerche potrebbero usare strumenti analoghi per studiare altri importanti aspetti, come i cambiamenti nei valori sociali (assuefazione alla violenza, ruoli dei generi, nazionalismo, ecc.) e lo sviluppo intellettuale dei bambini.

*Thimoty Besley and Andrea Prat. The role of the media in political accountability. Working paper, 2003.

(traduzione di Michela Finizio)